Quanto era importante il cacao? Ecco il suo valore socio-economico ricoperto al tempo dei Maya.

I primi coltivatori di cacao, in assoluto, furono di sicuro i Maya nel V sec. d.C.

Tuttavia pare che la pianta sia cresciuta spontaneamente nella penisola dello Yucatàn e che già nel lontanissimo XVI sec. a.C. fu conosciuta come tale per prima agli Olmechi e che solo più tardi i Maya l’abbiano coltivata.

I Maya solevano utilizzare i semi ricavati dalla pianta di cacao in operazioni di scambi commerciali e, per un certo esteso periodo della loro storia,  il cacao rappresentava per loro quella che per noi è oggi la moneta, un vero e proprio “oro nero”;

naturalmente più grossi erano i semi più valore essi avevano: così, ad esempio, per l’acquisto di un tacchino o di uno schiavo occorrevano circa 100 semi grossi;

ai semi più piccoli spettava invece una funzione più propriamente gastronomica o anche farmaceutica: gli Aztechi se ne servivano come ricostituenti oppure li utilizzavano per risanare le piaghe, ma riconoscevano in loro anche poteri afrodisiaci e allucinogeni.

Presso le popolazioni mesoamericane pare si svolgessero veri e propri riti di culto durante l’operazione della coltivazione del cacao: il cibo degli dei consacrava un’alleanza tra l’uomo e la divinità;

durante tutto il periodo della coltivazione del cacao l’intera popolazione si sentiva coinvolta in una totale astinenza sessuale a cui facevano seguito, al momento della raccolta, delle cerimonie orgiastiche che andavano a rispecchiare quell’unione tra Dioniso e l’uomo.

 

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