La cioccolata in tazza: le antiche ricette
di Candida Iorio
| mercoledì 12 gennaio 2005

La storia della cioccolata calda o fredda in tazza; i segreti della ricetta più antica dalle scoperte archeologiche.
Scoperte archeologiche quali glifi, vasi e varie rappresentazioni iconografiche ci informano che, già prima dell’arrivo dei conquistatori spagnoli, i Maya e gli Aztechi ricavavano la cioccolata, l'ottima bevanda ancora oggi assai gettonata, dal cacao;
addirittura è stato possibile pervenire alla conoscenza del modo con cui questi popoli realizzavano la cioccolata, attraverso vari tipi di “ricette” che prevedevano il rimescolamento accurato di pasta di cacao con acqua e spezie miste (sarebbero state proprio queste spezie a fare della cioccolata un afrodisiaco e non, come si pensava, il cacao).
Una fase importante della preparazione era quella dei ripetuti versamenti e rimescolamenti per rendere la bevanda spumeggiante.
L'etimologia delle parole "cioccolato" e "cioccolata" derivano infatti dall’accostamento di due termini dell'antica lingua azteca:
xoc, il rumore che la bevanda provoca quando viene sbattuta per ottenere la schiuma e atle, l’acqua che si aggiunge al cacao per ottenere la bevanda a cui mancava lo zucchero, sconosciuto agli Aztechi.
Pare tuttavia che i Maya dello Yucatàn preferissero la cioccolata calda, mentre gli Aztechi la bevevano fredda.
A portare per la prima volta in Europa i semi di cacao deve essere stato Cristoforo Colombo, caricandone alcuni sacchi sulla sua nave intorno al 1502, ma trasportati accanto ai tesori furono totalmente trascurati.
Si deve invece a Cortès il merito di aver riportato il cacao in Spagna, dopo la vittoria sugli Aztechi, favorendo la diffusione della cioccolata in tazza che qui vide la vaniglia e lo zucchero sostituire il peperoncino.
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